Tiziana Nicolosi: Amar te. Iride

Tiziana Nicolosi ha esordito di recente con il libro Amar te. Iride, ma ama anche dipingere e realizzare sculture in terracotta. Si dedica all’insegnamento della Storia dell’arte, al marito e a due splendide bambine. È venuta a cena alla Corte dei medici e non ha potuto sottrarsi all’ordalia dell’intervista.

Partiamo dall’infanzia: che bambina sei stata?

Sembravo tranquilla, in realtà bastava lasciarmi da sola e trovavano le casette disegnate su tutti i  muri! Scrivevo anche poesie. Ne ricordo una, in particolare, su una stellina. Sentivo, molto forte, questo bisogno di esprimermi. Facevo esperimenti con le piante, le spremevo, le guardavo al microscopio, qualche volta  le cucinavo. Giocavo pure con la terra. Vicino casa c’era un piccolo terreno abbandonato. C’erano fichi d’India, agavi e io impastavo la terra con l’acqua come fosse argilla. I miei genitori, devo dire, mi assecondavano.

Quando entra la pittura nella tua vita?

Potrei dire da sempre. Più che disegnare, ero sempre alla ricerca di una forma nella quale poter racchiudere tutti i colori che sentivo dentro. Sarei voluta andare al Liceo artistico, ma i miei genitori mi indirizzarono verso il Liceo classico, facendo leva sull’altra mia passione: la letteratura. Posso dire di essere stata sempre attratta dal connubio “parola/immagine.

E’ strano comunque che tutti i miei primi ricordi siano legati ai colori. Mi ricordo, ad esempio, un disegno che realizzai quando ero ancora all’asilo: avevo colorato una striscia di cielo blu e avevo anche disegnato il sole. Notai che, mescolandosi blu e giallo, creavano il verde. Mi sembrò incredibile. Lo andai a dire alla maestra e d’allora non usai più il pastello verde. La maestra mi consigliò di non colorare solo una striscia di cielo blu ma di distribuirlo su tutto il foglio, ma io replicai che il cielo è lontano e, pertanto, quella sottile linea andava bene.

Così come ricordo ancora l’espressione perplessa di mia madre, quando alla sua domanda : «Come vuoi l’uovo?» (intendendo se sodo o fritto) io risposi decisa: «Blu!»

Perché per me il blu aveva un sapore preciso.

– Tiziana Nicolosi ha un aspetto serafico, ma anche idee molto decise, a quanto pare -.

I miei genitori, rispettarono gli accordi presi: avrei frequentato il liceo classico, ma in cambio mi avrebbero permesso di frequentare un vero corso di pittura. Andai a lezione nella bottega di Saro Tricomi, un artista con una solida formazione classica.  All’inizio, quest’ultimo mi lasciò fare e io ero entusiasta perché mi guidava ma lasciava che mi esprimessi. Ad un certo punto, però mi ha imposto la sua visione: dovevo dipingere una natura morta! Un giorno, – lui lavorava con la moglie – quest’ultima, vedendo il mio quadro, chiese al marito se avesse iniziato un nuovo lavoro. Confesso che sul momento mi sentii come plagiata al punto che ho abbandonato le lezioni, decisione della quale mi sarei pentita e molto.

Quando hai esordito come pittrice?

Ho fatto la mia prima mostra personale,subito dopo la maturità. A presentare la mostra, in cui esponeva anche Nunzio Papotto, fu nientemeno che Salvatore Incorpora, artista di fama internazionale. Scrisse una recensione nella quale, da un lato, elogiava il mio entusiasmo e la mia voglia di dipingere, ma, dall’altro, mi spronava ad approfondire la conoscenza della Storia della pittura e ad allargare i miei orizzonti, consiglio che mi impegnai seriamente a seguire durante gli anni universitari.

Hai un artista di riferimento?

Per lungo tempo ho nutrito una grande passione per Pablo Picasso. E’ un artista totale, geniale, distruttore e creatore, vorace. Oggi lo trovo troppo maschile e rude e quasi sempre privo di poesia. Fagocita tutto e riconduce a sé ogni cosa. Egocentrico. Sento decisamente a me più affine Wassily Kandinsky. E’ un pittore aperto, spirituale. Unisce alla pittura altre arti come la musica. Lo sento vicino per il suo amore per i colori e la sinestesia.

E per la scrittura l’autore per eccellenza qual è?

Trovo efficace la pagina di Alessandro Baricco per le pause e i silenzi, spazi bianchi indispensabili per dare risalto alla parola ma, in realtà, il grande amore lo devo ancora incontrare – Tiziana Nicolosi ride e mangiucchia con gusto una splendida pizza Areteo appena sfornata –

Qual è stato il momento in cui hai pensato alla trama del libro?

Ero in un momento di crisi. Avrei voluto cambiare alcuni aspetti della mia vita. Desideravo fare, ma ero come bloccata. Mi trovavo vicino al mare e guardavo quell’enorme distesa di acqua e la terraferma dove ero. Mi sentivo in bilico tra due sensazioni violente: il volersi spendere, agire, sporcare e il non poter fare per una serie di vincoli che mi stringevano.

Da lì ho visto nell’arte l’unica possibilità di riscatto possibile. La vita scorre inesorabile e cancella ogni cosa, ma l’arte può conservare un istante in eterno. Ecco come ho concepito l’idea delle ceneri che sono al centro del mio libro (non diciamo di più per non togliere la sorpresa al lettore ndr). Centrale è nel libro l’esperienza della maternità, il sentimento umano più potente che esista, che ti dà grandi gioie, ma anche porta a sentirsi come “espropriati”. Da quando sono divenuta madre ho smesso di essere “mia” e va benissimo così. Il problema è che forse non sapevo di avere anche un altro “padrone”: l’arte.

So che ti stai dedicando anche al teatro. Ci vuoi parlare di questa esperienza?

È iniziato come un gioco. Ma sono molto felice di aver cominciato perché ho modo di appagare una nuova esigenza: il piacere della condivisione. Quando si dipinge, si è soli. Quando si  scrive, si è alla scrivania, in silenzio. Mi mancava il confronto con l’altro. Ho scritto un testo sul colore bianco che ho recitato. Mi sento così: una tela bianca sempre da scrivere e aperta agli altri, al mondo.

Il libro sta ricevendo molti consensi. Lo hai presentato in diverse occasioni e possiamo dire che hai superato i 25 lettori. Cosa ti ha colpito della reazione del pubblico?

Da scrittrice esordiente non credevo di provocare nei miei lettori emozioni così intense. Mi dispiace quando qualcuno mi dice che, attraverso la mia opera, ha sentito rinnovarsi il dolore di una perdita tanto da avere pianto. Mi sorprende chi mi dice che, dopo aver finito il libro, ha avuto voglia di avvicinarsi all’arte, di studiare i pittori. Una grande soddisfazione, in questo caso! Inoltre, devo dire che Iride, la protagonista, ha la capacità di poter stabilire di che colore sia una persona. Anche questo aspetto è diventato un gioco alle presentazioni del volume. Tutti vogliono  sapere da me qual è il colore che li rappresenta”, la sfumatura – Tiziana Nicolosi è molto precisa – cui appartengono.

Amar te. Iride si chiude con un finale aperto. Questa conclusione porterebbe ad ipotizzare un seguito. Stai valutando questa possibilità?

Sì. È vero! – Tiziana Nicolosi si illumina – Ho tante idee che mi frullano in testa. Alcune abbastanza opinabili. Farebbero balzare i critici sulla sedia. Ma non mi voglio frenare per ora. Voglio scoprire dove mi conducono queste fantasie. Ci saranno sempre i colori protagonisti e, ovviamente, anche (la mia eroina, ) Iride, che avrà nuovi incontri e vivrà nuove avventure.

Su queste parole si chiude la nostra intervista a Tiziana Nicolosi che ringraziamo. Per chi volesse saperne di più anticipiamo la notizia che è in uscita il trailer del libro e che la nostra autrice terrà presto una presentazione presso la libreria Mondadori Bookstore del Centro Commerciale Katane, di Gravina di Catania.