Rossella Pezzino De Geronimo: it’s Wonder Time!

Rossella Pezzino De Geronimo è una donna minuta ma, dopo aver parlato con lei, ci si rende conto che ha la forza di muovere le montagne partendo da una personalità indomita e ribelle. Nata in una famiglia aristocratica, la sua tempra è stata messa subito alla prova grazie ad un’educazione severa, perfezionata nei migliori collegi europei, che l’ha fatta soffrire, ma che ne ha scolpito il carattere. Le ha insegnato, soprattutto, che il dolore e le difficoltà si combattono con la progettualità. Una lezione che non ha mai dimenticato. Dopo un lungo periodo trascorso in Italia e all’estero alle prese con diverse professioni, l’incontro con un grande amore l’ha spinta a tornare nella sua isola dove ha fondato insieme al suo compagno la Dusty, un’azienda ben nota che si occupa di igiene ambientale.

L’essere l’amministratore unico di un’azienda di successo basterebbe a gratificare la maggior parte degli esseri umani, ma è chiaro che, per una personalità come quella di Rossella, è ancora troppo poco.

Wondertime, la sua ultima creatura -una rassegna artistica che si è svolta a Catania dal 9 settembre all’8 di ottobre – mi ha a tal punto incuriosito da voler incontrare questo deus ex machina che ha regalato alla città un mese di appuntamenti tra mostre, performance e musica. Rossella mi accoglie nella sua bellissima casa piena di opere d’arte e circondata da un vasto giardino.

Da dove nasce Wondertime? Cosa ti ha spinto a dare vita a questa manifestazione?

Ho avuto un gravissimo incidente mentre sciavo. Sono rimasta due mesi in ospedale e, mentre ero costretta a stare a letto, la mia mente ha avuto modo di riflettere sulla condizione della mia città. Mi è sembrato che condividessimo la stessa situazione. Fratture di ogni tipo: politiche, sociali, economiche e culturali. Una città divisa in cui apprezzare il bello sembra ormai essere impossibile. Seminando bellezza, invece, l’anima si dilata, cresce. Si va oltre il quotidiano, al di là di quell’orizzonte sempre uguale che divora le nostre vite.

Conosciamo la Rossella imprenditrice di successo, ma la Rossella artista chi è? Lavori da tempo come fotografa, come artista di visual art con gli ologrammi, hai creato un magnifico giardino, hai creato la cultura della cucina giapponese in Sicilia, aprendo Oxidiana, il primo ristorante giapponese a Catania. Quali energie ci sono dietro tutte queste passioni?

Rossella sorride – I poliedri hanno il dono di rifrangere la luce in modo diverso a seconda del lato che è colpito. Io rifletto, allo stesso modo, tante ispirazioni, tante suggestioni che erano presenti nella mia infanzia. Non ho frequentato scuole tradizionali. Ho avuto un’educazione atipica e l’amore per l’arte è passato attraverso la conoscenza diretta delle opere degli architetti e dei pittori: il nostro professore di storia dell’arte ci portava in giro per Firenze quando teneva le lezioni. L’arte mi ha accompagnato da sempre e ha curato le ferite che ho, credo, come tutti. Anche quando vivevo lontana da casa, la mia creatività, la mia empatia verso gli altri mi hanno aiutato a crescere. Ho iniziato da bambina, con una macchina fotografica, una Kodak, a scattare ritratti. Mi attraevano i volti e le storie delle persone. Dopo anni di severità, ho avuto anche una fase di anarchia. Viaggiavo moltissimo senza pormi problemi. Ero desiderosa di assaporare quella libertà che, a lungo, avevo solo sognato. Dopo alcuni anni sabbatici, ho deciso che sarei diventata fotografa e mi sono iscritta in una delle migliori scuole di fotografia milanesi. Diventai una vera professionista con una camera oscura in casa e collaboravo, all’epoca, con Lionel Pasquon, un famoso fotografo che lavorava nel campo della moda e dello Still Life. Ma la mia irrequietezza non poteva placarsi in questo modo. Mi fu proposto di fare la buyer per un’azienda italiana che operava in Venezuela. Sono partita ed è iniziata un’avventura esaltante e diversa:creare dal nulla, grazie alla mia energia, una realtà produttiva, in un tempo brevissimo, in un paese straniero dai ritmi lenti. In quel periodo ho conosciuto un uomo che mi ha convinta a tornare in Sicilia. Costruire una famiglia e un’azienda sono compiti enormi che portano a dimenticare te stesso e le tue esigenze spirituali. E’ stata la separazione a riportarmi, con una forza invincibile, all’arte. La mia antica passione, la fotografia, mi ha aiutata ad andare oltre.

Ma qual è stato l’evento decisivo? Cos’è che ti ha ispirata?

Sono partita, come spesso accade, per un viaggio con una macchinetta fotografica mediocre. Al ritorno ho mostrato le foto ad amici e, tra loro, vi era un gallerista (Checco Rovella , proprietario di Carta bianca) che ne rimase colpito. Mi fece capire che , in un modo inconscio, non avevo mai smesso di fotografare e adesso ero una fotografa matura.

Ma l’incontro con il gallerista ti ha stupito o ti ha dato il coraggio di osare?

Ho sempre condiviso le mie emozioni. Quell’incontro è stato una conferma, Ho comprato l’attrezzatura professionale necessaria per fotografare e ho iniziato a viaggiare negli angoli più sperduti del mondo. Non mi interessavano esperienze come il lusso e la comodità. Per questo mi basta stare a casa mia – Rossella scoppia a ridere – . Sono stata in India, in Birmania, in Amazzonia, in Dancalia, solo per citare alcuni luoghi a me particolarmente cari. La mia gallerista, Daniela Arionte, dopo le prime mostre, mi ha spinto ad abbandonare quell’aspetto delle foto ancora legato al reportage e mi ha esortata a spingere il mio limite oltre: avrei dovuto dare voce alle immagini interiori per essere pienamente un’artista. Nel 2012, ho iniziato ad esporre i miei ologrammi. Credo nell’evoluzione e nella trasformazione: i miei ologrammi sono concettuali e simbolici. Ma la mia scelta non è stata quella di utilizzare solo immagini suggestive ma, attraverso queste ultime, ho voluto raccontare storie simboliche. La farfalla è un simbolo che utilizzo spesso nei miei lavori. E’ fragilissima, come me, ma soprattutto rinasce, dopo una stasi apparente, più bella e più vitale di prima. Il mio lavoro ha suscitato l’interesse di Daniele Radini Tedeschi che lo ha ricondotto alla sua teoria dell’estetica paradisiaca, un’arte volutamente non disturbante che consola grazie alla sua dolcezza esecutiva. Le nostre strade si sono incrociate senza saperlo!

Possiamo dire allora che hai lasciato la fotografia per gli ologrammi?

Non è proprio così. Dopo questa importante realizzazione, un caro amico, Carmelo Bongiorno, un geniale maestro di fotografia, mi ha consigliato di togliere eventuali diaframmi tra me e le mie emozioni.

Hai iniziato allora a dipingere?

Rossella esprime un dispiacere complice – Non so disegnare, che peccato! Una dote che avrei voluto avere, ma che non ho. Ma si può disegnare anche con la macchina fotografica. Se si stampa una foto in negativo, i colori freddi diventano caldi e viceversa. In questo modo ho concepito delle foto che evocano dipinti astratti.

Non ti ho ancora chiesto del giardino da te creato che è considerato tra i più belli d’Italia se non d’Europa.

Nel 2000, anno fatidico, ho ideato il futuro giardino. Il contatto con la natura è stato terapeutico. Presa come da un furore creativo, ho iniziato dal buio e, piano piano, sono risalita verso la luce. Posso affermare che nel giardino non ci si sente mai soli.

Ma continui a portare avanti anche questo progetto?

Sì, il mio è un giardino informale, romantico e simbolico che si sviluppa su aree tematiche. In questo momento mi sto dedicando ai quattro elementi.

Wondertime ha avuto un notevole successo di pubblico grazie ad un importante impegno organizzativo. Pensi di riproporre quest’esperienza o rimarrà un unicum?

L’organizzazione è stata uno sforzo imponente ma sono stata sostenuta da un Comitato promotore di alto profilo: è stato quindi un lavoro di squadra. Stiamo già lavorando per il prossimo anno. Wondertime è un evento collettivo che, nella mia visione, deve unire l’impegno civico con la passione per l’arte e la cultura. Il legame tra arte, cittadinanza e sviluppo del territorio è secondo me imprescindibile.

Voglio far sentire che questa rassegna è un dono per tutti i catanesi e anche per i turisti che visitano la città. Voglio mostrare loro la bellezza di Catania. Wondertime si prefigge lo scopo di mettere in moto i sensi attraverso le emozioni per darci modo di sperare di più e amare di più. Vorrei lasciare una traccia e mi piacerebbe coinvolgere i quartieri, andare in strada, avvicinarmi di più.

Come vivono i tuoi figli il rapporto con una madre così piena di entusiasmo ?

Rossella si commuove – Ho dei figli meravigliosi con i quali ho rapporti differenti. Sono stata certamente una madre impegnata, li lascio molto liberi e rispetto la personalità di ciascuno. La maggiore ha vissuto con tranquillità la nostra relazione. Abbiamo un rapporto molto intenso, viscerale e complice. Non ha mai sentito il bisogno di mettersi in competizione. La seconda figlia ha un carattere diverso. Con lei ho un rapporto più dialettico – discutiamo e lavoriamo insieme. Si occupa dell’azienda insieme a me ed è al momento molto impegnata a realizzare un più efficiente controllo di gestione. Ha anche fondato ZIC, un’associazione di giovani industriali che ha l’obiettivo di combattere l’enorme degrado della zona industriale di Catania che ospita ben 300 aziende tra cui anche multinazionali. Sono orgogliosa di lei. Mio figlio come me ama l’arte ed è un esteta. Mi accompagna spesso nei miei viaggi estremi e, dopo aver sperimentato la fotografia, ora si sta dedicando a riprese paesaggistiche con i droni. Devo dire con risultati eccellenti. Anche lui lavora con me e non finisce di sorprendermi per la sua rapidità nell’effettuare sintesi efficaci. Insomma, sono una mamma molto contenta dei figli e ora anche delle nipotine che hanno ereditato la mia energia.

Su questa dichiarazione d’amore chiudiamo l’intervista. Rossella, non l’abbiamo detto, zoppica vistosamente. Una pesante statua è rovinata sul suo piede. Ma va bene così – Rossella scherza, ma non troppo – “C’era tanta gente quando è accaduto: meglio a me che a qualcun altro. Dopo il primo momento di stizza, ho vissuto l’evento con la massima calma. È il mio carattere. Magari vado in tilt per stupidaggini, ma di fronte ad una sfida, sono una combattente. Da una sedia ho diretto le operazioni del mio salvataggio e ha funzionato tutto benissimo. La vita è vita e niente succede per caso!