Marella Ferrera è un donna bruna, minuta e, in apparenza, timida, dagli occhi vivaci trattenuti da una lunga abitudine alla riflessione. L’abbiamo incontrata nel suo Atelier-Museo, nel centro storico di Catania, un luogo da lei fortemente voluto e plasmato a sua immagine. Da 40 anni è nella moda e da 25 nell’Alta Moda con il brand che porta il suo nome riscuotendo grandi consensi in Italia e all’estero. Sedute in un piccolo salotto e circondate da foto e da splendidi abiti, abbiamo iniziato a conversare interrotte solo dall’assistente che le ricordava gli appuntamenti.
Quando hai capito che saresti voluta diventare una creatrice di moda?
La mia formazione è avvenuta nella sartoria di famiglia. Ho capito presto che volevo andare oltre la funzione dell’abito. Lo immaginavo come un piccolo pezzo d’arte. Ho studiato presso l’ Accademia di Costume e Moda a Roma ma il mio vero apprendistato è passato da un percorso complesso sui materiali (la pietra lavica, la ceramica, la terracotta e, ancora, i quarzi, il sughero, il rame per citarne solo alcuni). Sono le scelte che mi hanno dato notorietà e che mi hanno fatto definire la “Sperimentatrice della Moda”. Ho abbandonato molto presto lo schizzo su carta per lavorare direttamente sulla materia: tessuti o altro. In questo lungo percorso ho incontrato persone straordinarie che mi hanno insegnato molto e che mi hanno fatto scoprire luoghi, profumi, suggestioni. Ho imparato a leggere i ricami, ho riprodotto il decoro di una mattonella della Chiesa della Madonna degli Ammalati a Misterbianco, sepolta dalla lava e, fino a poco tempo fa, inaccessibile. È la narrazione di una terra anche negli aspetti più intimi.
Quale rapporto hai con Catania e, in generale, con la Sicilia?
È un rapporto sofferto. Nella mia vita sono stata ad un bivio e ho scelto di rimanere. Oggi, metto in discussione questa decisione.
Perché pensi di avere fatto un errore?
No. La Sicilia è un luogo in cui tornerei tutti i giorni, ma fare impresa in Sicilia è difficile. Devo dire di aver visto, negli ultimi anni, un vistoso mutamento dovuto alla crisi, ad una mancanza di fiducia nel futuro. Le modalità sono cambiate.
Ti riferisci, in particolare, a Catania?
La città mi ha dato molto. Ma guardo, in questo momento, con più interesse ai piccoli centri in cui è possibile uno stile di vita più elegante, più misurato, lontano dalla volgarità che si vede in giro.
I viaggi sono per te fonte di ispirazione?
No. Devo proprio dirlo – Marella Ferrera sorride – . (Nel frattempo, la sua assistente l’avvisa che la cliente è arrivata per la prova. Da lontano, posso udire un dialogo sommesso e le parole di soddisfazione della futura sposa: indossa l’abito che sognava creato su misura per lei -. Marella Ferrera ritorna e riprende la conversazione).
I viaggi, vista l’adrenalina presente nella mia vita e i mille impegni quotidiani, sono fonte di puro relax. Mi servono per sgombrare la mente o per condividere certe impressioni con altre persone. Anche il pensiero di vivere in un altro modo è affascinante. Ma nel mio lavoro il viaggio non c’è. Per me partire è solo una pausa. Io non devo cercare l’ispirazione perché è quella la mia dimensione.
Da tempo hai inaugurato questo Atelier-Museo e conosciamo il tuo lavoro nel campo della moda. Ma ti dedichi ad altri progetti?
Da qualche anno ho iniziato una collaborazione nell’ambito del design con Paola Lenti. Mi dedico a Sciara che è una collezione di pavimenti, tavoli e rivestimenti e a Appunti di viaggio. In Sicilia che è una collezione di ricami tessili. Per me questi manufatti hanno il valore di una scrittura che mi ha portato a conoscere e a lavorare con le donne di Mirabella Imbaccari o con quelle di Filicudi, maestre nell’arte dei ricami.
Chi sono le clienti di Marella Ferrera?
Chi viene nel mio Atelier è perché, in primo luogo, ha scelto me. Si affida a me per compiere un certo percorso di cui l’abito è il risultato finale. Sono persone ancora in grado di riconoscere una stoffa, che apprezzano lo slow fashion, com’era un tempo, quando si tramandavano gli abiti. Il livello delle proposte nel campo della moda si è molto abbassato. Avviene allora una selezione per affinità e formazione culturale. Posso aggiungere che la mia cliente non è necessariamente ricca, ma è una persona disposta a risparmiare per poi comprare quell’unico cappotto che risponde alle sue esigenze di gusto.
Come ti vedi tra 10 anni?
In una bella casa immersa in un giardino. In un luogo dove posso sentire e vivere il cambio delle stagioni. Sento di avere bisogno di un maggiore contatto con la natura. Sento la necessità del silenzio e di vivere in un luogo dai suoni ovattati. Ci sto lavorando! – Marella Ferrera sorride ma non aggiunge altro –
Una domanda immancabile per un siciliano: la letteratura è stata fonte di ispirazione?
– Marella si illumina – Posso dire di sì. Verga mi ha insegnato ad osservare il reale. I suoi aspetti più minuti. Tutti quei grigi per cui, spesso, sembrano mancare le parole. La narrazione è un aspetto che mi sta molto a cuore. Anche certi lussi poveri, il pizzo di spago, vengono da lì. Amo molto anche il cinema di Luchino Visconti, la sua ossessione per i dettagli che ritrovo in me. L’ispirazione che anima la mia moda parte dalla mia terra ma non è urlata. Direi che è, appunto, una continua rilettura, contemporanea, di certi dettagli.
Ci sono anche il vulcano e il mare? – lo chiedo mentre offro a Marella un assaggio di scorze di arancia candita, mio piccolo dono. Lei le gusta volentieri dichiarandole tra i suoi dolci preferiti.
Mi sembra proprio di sì. Vado sempre in cerca della roccia nera e le mie isole preferite sono quelle vulcaniche.
Progetti per il nuovo anno?
Sto aprendo un altro show room a Catania che si chiamerà 1958. È un omaggio alla sartoria dei miei genitori e alla scelta di proporre capi dal gusto vintage, abiti belli per l’uso dei materiali, per il taglio e per le rifiniture.
Su queste parole si chiude la nostra intervista a Marella Ferrera. Per chi volesse saperne di più è possibile visitare il suo Atelier-Museo che in questo momento ospita anche una bellissima mostra per i sessanta anni di Carosello assolutamente da non perdere.