Eleonora Rossi Drago e Nuvola rossa

Bellissima, con un volto intenso, regina di film drammatici e commedie sofisticate, Eleonora Rossi Drago (1925-2007) rimane una delle dive indimenticabili di quella stagione tra gli anni Cinquanta e Sessanta popolata da maggiorate caratterizzate da seni prosperosi e vitini da vespa in linea con l’immaginario di un’Europa post-bellica che voleva guardare, con fiducia, al futuro. Chi, meglio di una bella e rotonda fanciulla (come erano lontane le taglie attuali), poteva incarnare questo ideale di tranquilla e bonaria felicità? Ma Eleonora Rossi Drago aveva una marcia in più: non era la popolana Sofia o Gina, la bersagliera, ma una sofisticata signora dei quartieri alti capace di interpretare, con eguale raffinatezza, il peplum pseudo-storico ed essere la protagonista di Zio Vanja di Cechov, a teatro, per Luchino Visconti. Una carriera ricca di soddisfazioni e riconoscimenti, ma, per lungo tempo, avara, nel privato, di quella certezza sentimentale che offre la più solida delle serenità. Separata, molto giovane, con una figlia (marchio d’infamia in un’Italia conservatrice) si lega ad attori (Amedeo Nazzari) o ad eccentrici personaggi del jet-set. Delusioni  che la portano, agli inizi degli anni Settanta, complice la crisi della sua carriera cinematografica, a meditare il suicidio. Ma per una bella principessa non può non esserci un principe in agguato. Il destino mette sulla strada di Eleonora l’ingegnere palermitano Domenico La Cavera – detto Nuvola Rossa,  per le sue relazioni pericolose con il PCI – (1915-2011), un personaggio mitico e controverso dell’Italia  e della Sicilia repubblicana. Fu l’uomo che fondò la Confindustria siciliana, che convinse gli americani ad investire in Sicilia, che ideò con Viittorio Valletta la Fiat a Termini Imerese. Ma fu anche l’uomo che seppe rispondere picche alla Erg, perché  quest’ultima voleva impiantare nell’isola impianti petrolchimici vecchi e inquinanti. Come tutti gli uomini lungimiranti è stato, molto spesso, uno sconfitto perché pensare al futuro non porta voti e gli elettori, spesso, non vogliono un BOT a lunga scadenza, ma un “cash” rapace e immediato a costo di pagare interessi altissimi nel futuro. Nel vortice di una vita pubblica spesso difficile e contestata, il matrimonio tra la divina e il piccolo ingegnere fu per tutti e due l’oasi felice per dimenticare le molte amarezze che la vita riserva, nonostante le migliori intenzioni.