Angelo Litrico nacque a Catania il 15 agosto 1927 da una famiglia povera e prolifica. Ben undici tra fratelli e sorelle seguirono il primogenito. Dopo aver brevemente frequentato le scuole (idillio di brevissima durata per ovvi motivi), Angelo fu mandato ad imparare un mestiere. Il denaro, in casa, scarseggiava e bisognava che tutti partecipassero allo sforzo comune. Ma Catania, ad Angelo, stava stretta. Sognava Roma, la capitale del cinema, dei politici e della “Dolce Vita”. Fatalista come tutti i bravi siculi, bighellonando in via Veneto, notò una piccola stradina su cui si affacciava l’atelier di un sarto. “Via Sicilia”, campeggiava scritto sul muro. Se avesse visto la fata madrina, il giovanotto di belle speranze non avrebbe potuto essere più svelto. Entrò e, con gran faccia tosta, chiese un posto da banconista: un inizio umile, ma che rinforzò la sua consapevolezza. In Sicilia, il mestiere lo aveva appreso bene. Il suo maestro, a Catania, lo lodava spesso per la puntigliosità, per la grande perizia tecnica e per l’attaccamento al lavoro. Grazie allo stipendio, Angelo poteva vestirsi come aveva sempre desiderato. Nei ritagli di tempo, come Cenerentola, confezionava per sé degli splendidi abiti da sera. Non aveva potuto studiare, ma amava le cose belle e impazziva, in particolare, per la lirica e, una sera, all’Opera comparve il principe azzurro. Rossano Brazzi, una star del cinema, notò la fattura dell’abito indossato dal giovane sconosciuto. Divenne il primo cliente importante. A lui ne seguirono molti altri, tanto che Litrico potè rilevare la piccola sartoria in via Sicilia. Ma la svolta nella carriera venne dalla Russia. Litrico donò un meraviglioso cappotto a Nikita Chruscëv nell’ambito di un viaggio organizzato dalla Camera della moda di Roma in Russia. Il leader sovietico rimase impressionato dalla linea del modello, raffinatezza dimenticata al di là della cortina di ferro. Nel 1960, essendo in procinto di partire per gli Usa per tenere il famoso discorso all’Onu, Chruscëv commissionò alla sartoria Litrico un intero guardaroba, completo di scarpe e accessori. Pare che la famosa scarpa agitata sul tavolo dal collerico leader fosse una scarpa Litrico. Ovviamente, l’inusuale elenganza di un politico dell’URSS, suscitò parecchia curiosità. Da dove provenivano quelle mise? Fu Chruscëv in persona a svelare l’arcano. Come segno di disgelo aveva commissionato il suo corredo ad un sarto italiano. In breve, la fila di celebrità e di politici che volevano un abito dalla sartoria di Via Sicilia crebbe a dismisura: artisti (Manzù, Consagra, D’Orazio, Guttuso); poeti ( Quasimodo, Ungaretti); direttori d’orchestra (Sinopoli, Caracciolo, Pani, Gelmetti); attori, registi, cantanti (Richard Burton, John Houston, Rossano Brazzi, Amedeo Nazzari, Vittorio Gassman, Domenico Modugno); uomini di Stato e politici (Kennedy, Tito, Perón, Pertini, Nasser, Gronchi, Leone, re Hussein, Eisenhower, Nixon, Andreotti). Dotato di ottime capacità imprenditoriali e manageriali, Angelo era anche un abile promoter di se stesso. In ogni paese ove si recava riusciva a lasciare un ottimo ricordo e ad allacciare rapporti proficui per i suoi affari. L’amicizia di cui era più orgoglioso era quella con il chirurgo Christiaan Barnard. Grazie alla mediazione di Angelo Litrico, molti bambini italiani ebbero la possibilità di essere visitati e, in molti casi, operati a Cape Town in Sud Africa. Angelo Litrico muore a Roma nel 1986. Ma l’azienda continua con Luca Litrico, nipote di Angelo, che ha mantenuto salde le caratteristiche aziendali: crescita internazionale ma senza dimenticare la perfezione sartoriale delle origini.