Piero Fornasetti (1913-1988) è stato un pittore, un decoratore, un incisore, un grafico, uno stilista e altro ancora, perché la creatività assoluta era la sua cifra. Ma molti non sanno che fu anche l’ispiratore e il mentore di Helmè, una raffinata boutique, a Catania, in cui sono in vendita abiti meravigliosi di stilisti mainstream e di nicchia, ma che allarga la sua offerta anche al design e agli accessori per la casa. Ma andiamo con ordine. Elina e Maria Scuderi (sorelle e gemelle), nel 1966, aprono il loro negozio e trovano, in Piero Fornasetti, un vulcano di consigli a partire dal nome. «Nomen, omen», dicevano i romani. Si sa che nominare è una scelta difficile che può vanificare anni di duro lavoro e mandare in fumo importanti investimenti finanziari. Il consiglio del designer milanese è semplice, ma geniale, per immediatezza e sonorità: Helmè, cioè Elina e Maria, le loro iniziali in francese. Intorno a questo schiocco di parole, sta la cifra dell’avventura: abiti di gran classe, ma portabili. Haute-couture, ma non troppo da “sciura”, pezzi iconici, ma con ironia. La collaborazione con Fornasetti durerà fino alla scomparsa del virtuoso funambolo. Le due amiche catanesi, oltre ad arredare il negozio con suoi pezzi inconfondibili, vendono le sue molteplici “follie pratiche” (per citare, al plurale, il titolo della bellissima mostra che la Triennale di Milano gli ha dedicato, replicata in questi giorni a Parigi al Musée des Arts Décoratifs) in cui sono declinate all’infinito le sue ossessioni: le farfalle, l’architettura, Lina Cavalieri, le mele e si potrebbe continuare. Un gioioso horror vacui il suo che fa sembrare l’universo tristemente vuoto.
