Piazza Italia di Charles Moore

Il movimento Post-modern si diffonde in USA dalla metà degli anni Sessanta.  In aperta polemica con il linguaggio razionalista promosso dallo “stile internazionale”, i post-modernisti mettono fine al voto di castità dell’architettura moderna:  basta minimalismo, via libera al processo estetico  e  porte aperte all’ornamento. Una delle opere più esemplificative del movimento in questione è  Piazza d’Italia, opera di Charles Moore (1925-1993) al quale fu commissionata, nel 1978, dalla comunità italo-americana di New Orleans. Sono presenti nell’opera  la citazione storica, che avviene attraverso la rielaborazione della Fontana di Trevi, e il riferimento ad un elemento architettonico:  il nicchione reinterpretato con un colonnato formato da cinque ordini diversi (mescolanza degli ordini, cifra stilistica più volte ripetuta nel campo del Postmodern) con al centro una fontana che raffigura la Sicilia.

Completata nel 1978 e restaurata nel 2004, la piazza è un progetto di riqualificazione urbana e memorial dedicato ai cittadini italiani della città. I contributi della comunità italiana erano stati in gran parte messi in ombra da quelli dei francesi, degli spagnoli, e delle altre etnie  secondo i leader della comunità italo-americana che avevano commissionato il progetto. Colonnati, archi e un campanile sono disposti in una formazione curva intorno ad una fontana. Galvanizzano le forme marmi e colori vivaci in una fusione di neon notturni e elementi cromati ornati in vari ordini classici. Un misto tra kitsch e una sorta di architettonico populismo che ha diviso gli animi tra fan sfegatati e detrattori accesi per una delle poche icone dell’architettura postmoderna che non sia un edificio.
Questa piazza, come si può immaginare,  fece scuola in tutto il mondo. In Sicilia, a Poggioreale,  nel 1988,  Paolo Portoghesi progettò la rediviva piazza Elimo con un chiaro riferimento all’illustre precedente.