Martina Caruso, giovane chef all’Hotel Signum a Salina, ha ricevuto un riconoscimento prestigioso: la guida Michelin l’ha premiata quale migliore chef donna del 2019, un talento pronto a scalare i vertici della ristorazione italiana ed europea. Dopo alcune esperienze formative fuori dalla verde isoletta mediterranea, Martina è tornata e, con grande grinta, ha saputo farsi notare grazie al suo talento straordinario e alla capacità di far rivivere nei suoi piatti tutti i sapori di un luogo magico.
Quando hai cominciato a cucinare? Era il tuo sogno diventare chef?
Da bambina non ci pensavo per nulla. Mangiavo pochissimo e non ero affatto golosa. Giocavo a calcio e sognavo di diventare carabiniere. A 14 anni ho capito, invece, che era il mio destino. A 16 anni, ho lasciato Salina per frequentare l’Istituto alberghiero a Cefalù. Dopo ho fatto dei corsi presso la scuola del Gambero rosso e uno stage a Vico Equense da Gennaro Esposito.
Tuo padre ha creduto subito in te?
Devo dire di sì e mi ha lasciato molto spazio. Ho avuto grandi maestri che ringrazierò sempre, ma non dimentico che il primo è stato mio padre.
Cosa ti ha insegnato in particolare?
Mi ha fatto capire che non bisogna manipolare troppo la materia prima e che il duro lavoro paga sempre.
La fortuna dei cuochi italiani è molto spesso determinata da un forte radicamento sul territorio. Anche per te vale questa fascinazione?
Devo dire di sì, ma, allo stesso tempo, adoro viaggiare e sono sempre alla ricerca di nuovi sapori, di suggestioni che vengono da altre culture.
Cosa ti ha affascinato di recente?
In Oriente ho scoperto un barbecue di terracotta che cuoce i cibi in un modo particolare. In Sud America, ho assaggiato delle spezie straordinarie. Il Perù, in particolare, mi ha incantata. Ho sentito come un contatto con la mia cucina veramente profondo.
Nella tua ispirazione cosa viene da Salina?
Rispondo subito il pesce, le verdure, certa frutta. Mi piace mescolare mare e montagna e ogni ingrediente viene da questa terra.
Quali sono stati i complimenti che ti hanno dato più piacere?
Quelli che sono venuti dai bambini che non hanno sovrastrutture e sono molto diretti.
Se dovessi definire la tua cucina?
La mia è essenzialmente una cucina che ha come suo ingrediente fondamentale il pesce. E’ importante saperlo esaltare senza manipolarlo troppo e cuocerlo velocemente.
Quali sensi ti ispirano di più?
Di sicuro l’olfatto e poi la vista. Guardo il panorama intorno a me, certi colori, certe sfumature. Provo a ricrearle.
Dai dei nomi ai tuoi piatti?
No, non ne sento l’esigenza. Li presento in modo semplice e sintetico.
C’è un ingrediente che non pensi di inserire in menù?
Credo il piccione, ma non so. Ribadisco che mi ispirano i profumi e i sapori della mia terra che contamino seguendo tante suggestioni.
La Sicilia è famosa anche per la varietà dei sui dolci ormai famosi in tutto il mondo: penso al cannolo o alla cassata.
Nel mio ristorante lavoriamo su dolci sui generis, sapori particolari fortemente in contrasto. Ho creato, per esempio, il gelato al cappero che può essere gustato sia tra un piatto e un altro sia come dessert.
Un dolce che lascia i clienti sbalorditi? (il gelato al cappero è già sorprendente)
Martina ride. Una zuppa di latte , cioccolato, caffè e carrubba. Ha diverse consistenze che si sciolgono in bocca per un effetto che non lascia indifferenti.
Da anni, anche il vino siciliano sta vivendo un momento d’oro. Esiste una sinergia con i produttori locali?
Della cantina si occupa mio fratello Luca. I vini siciliani sono molto presenti, ma non trascuriamo quelli italiani e francesi.
Che pensi della spettacolarizzazione della professione in cucina? Show televisivi, attenzione da parte dei media..
Credo dipenda dal fatto che siamo artisti. abbiamo un’abilità manuale che colpisce. La creatività attira.
Gli articoli e le interviste ti hanno messo sotto i riflettori. Come hanno reagito gli abitanti di Salina?
Sono stati felici e molto affettuosi. E’ una vittoria di tutti non solo mia.
La tua famiglia come ha vissuto la tua affermazione? E tu? Cosa hai provato?
Sono tutti entusiasti. Mi sostengono moltissimo. Io, a dir la verità, non me l’aspettavo. Ne sono felice perché faccio quello che mi diverte, ma rimango con i piedi per terra. La voglio considerare un punto di partenza e una spinta per nuovi stimoli e nuovi traguardi.
Se ti offrissero un contratto favoloso a Parigi, a Londra o a New York, che faresti?
Martina Caruso ride – Mi dispiace. Vince Salina. Chi mi sceglie, deve amare anche la mia isola. Bando agli scherzi, io sono stata anni fuori dalla Sicilia, ma ho sentito l’esigenza di tornare. Credo nella forza della provincia, in uno stile di vita più tranquillo. Quando ho bisogno di staccare, prendo un biglietto aereo e parto.
Collabori con le iniziative culturali che ci sono ogni anno sull’isola?
Sì. Da sempre siamo coinvolti nelle manifestazioni e nel festival e partecipiamo alle iniziative di Slow Food.
Come ti ricarichi e superi lo stress da chef ormai affermato?
Nel modo più semplice: sto con la famiglia, con gli amici, vado in barca e mi godo il relax.
Quali sono i tuoi sogni da realizzare?
Mi piacerebbe avere un laboratorio per progettare nuovi piatti e aprire il ristorante tutto l’anno.
Su queste parole ringraziamo Martina Caruso e invitiamo i nostri lettori a visitare Salina e il Signum, lo splendido hotel ristorante di Martina Caruso e della sua famiglia.
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