Mario Occhiuto: cambiare è possibile (anche Catania)!

Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza – città che ha raggiunto la quinta posizione e la prima del Centro-Sud nella classifica del Sole24ore, passando dal novantesimo posto nel 2014 al quinto nel 2018 sulla base dei parametri dell’ecosostenibilità – ha accettato di rispondere alle domande per il nostro blog sui motivi del successo e sulla possibilità di replicare il modello della città dei Bruzi anche a Catania.

Arch. Occhiuto, se dovesse descriversi, quale qualità pensa di avere che le ha consentito di raggiungere un obiettivo così prestigioso?

Partendo dalla premessa che non penso di possedere doti particolari, molti dicono che la mia forza è quella di essere un sindaco visionario. Che significa? Che possiedo un progetto a lungo termine, capace di guardare oltre la mia sindacatura. Le città cambiano molto lentamente, più lentamente della vita di un uomo e ovviamente del mandato di un sindaco. Il mutamento  avviene nel lungo periodo, ma modificare alcune prassi provoca fortissimi contrasti nell’immediato.

Come si raggiunge nel 2018 la quinta posizione in classifica, davanti a blasonati comuni del Nord, partendo dal novantesimo posto nel 2014?

 Quando sono stato eletto per la prima volta, nel 2011, ho compiuto da subito alcune scelte apparentemente impopolari: ho eliminato i cassonetti e fatto partire la raccolta differenziata porta a porta; ho chiuso al traffico strade e piazze e fatto partire grandi opere pubbliche creando disagi per i cantieri.  Ho riorganizzato la manutenzione del verde pubblico e dei piccoli interventi legalizzando le Coop. Sono state scelte che definire impopolari sarebbe un eufemismo, per alcune delle quali ho avuto assegnata la scorta che poi mi ha accompagnato per quattro anni. Alcuni cittadini hanno creato pagine sui social al grido “vogliamo i cassonetti!”; altri protestavano per i disagi provocati dai cantieri. Una volta, tuttavia, che i cittadini hanno visto la città più bella e più pulita, soprattutto più viva e piena di energia, ecco che la ricaduta è stata enorme. La volta successiva sono stato uno dei pochi sindaci in Italia ad essere eletto, al primo turno, con circa il 60% dei suffragi.  I sindaci, dovendo inseguire le tante emergenze, non hanno il tempo, molto spesso, di accompagnare questi processi. Nel Meridione, purtroppo, molte cattive abitudini sono consolidate ed è difficile contrastarle.

Dico sempre grazie all’Unione Europea che ci costringe a cambiare: a disincentivare l’uso delle auto in città, per esempio, e a non aprire altre discariche. Se non avessimo questo pressing continuo in Italia avremmo continuato sulla vecchia strada. A livello governativo si fa ben poco su questi temi e quasi tutta le responsabilità (e l’impopolarità) ricadono sui sindaci.

Le città del Sud sono sempre agli ultimi posti nelle classifiche per vivibilità

È verissimo! Ma i sindaci devono rompere questo immobilismo. L’accelerazione dal 2014 al 2018, dopo il lavoro dei primi anni della mia Amministrazione, avviene a Cosenza perché siamo intervenuti su quei temi nevralgici che sono al centro delle buone pratiche: allargamento delle aree pedonali, la creazione di percorsi tattili-sonori che, grazie ad un app e un bastone, guidano le persone disabili in giro per la città fornendo molteplici informazioni. Abbiamo ridotto la dispersione idrica (dall’80% al 30%). La città ha una illuminazione fornita per la maggior parte da lampade a LED. Nelle scuole abbiamo installato pannelli fotovoltaici.

La città è, per eccellenza, un luogo straordinario. Si vive insieme per stare meglio in un desiderio di condivisione. La politica, a mio parere, deve agevolare questo processo: aggregare e unire i cittadini.

Come si realizza questo progetto?

Creando altre aree pedonali e piazze, nuovi luoghi identitari nella città contemporanea, e valorizzando quelli della città antica. I cittadini devono poi potersi muovere più liberamente possibilmente senza auto e, ancora meglio, a piedi con i mezzi pubblici (attraverso corsie preferenziali) o con sistemi di mobilità sostenibile come le bici attivando piste ciclabili. I luoghi della città e gli spazi all’aperto devono diventare più belli  per stimolare le persone a viverli. Abbiamo realizzato piccole opere come fontane musicali e aree verdi  ma, soprattutto, tante nuove architetture contemporanee di qualità che diventano nuovi segni importanti per la città. Anche la produzione culturale deve essere intensa e innovativa e la città deve diventare un teatro-scenario di eventi all’aperto:  l’effimero urbano, le installazioni, le feste popolari non sono sprechi di denaro pubblico ma favoriscono la coesione sociale e implementano l’energia della città. Tutti i cittadini devono sentirsi orgogliosi di appartenervi. Imparano così ad amarla e a rispettarla. Quando si trovano fuori ne parlano con ammirazione e rispetto. In questo modo aumenta la reputazione della città e, il che non guasta, il turismo.

Si potrebbe obiettare, di fronte ai suoi straordinari successi, che Catania è una città che conta 300.000 abitanti mentre Cosenza è una realtà di 69.000 abitanti circa. I problemi avrebbero, quindi, una scala molto differente.

Cosenza non è una città piccola. Con i comuni limitrofi, come Rende, ad esempio, la città realizza un continuum urbano vastissimo che conta più di 200.000 abitanti che gravitano tutti i giorni all’interno della città capoluogo. La provincia di Cosenza è una delle più grandi d’Italia. Noi abbiamo gli stessi problemi delle grandi città e stiamo lavorando per rendere gli spostamenti molto semplici e veloci grazie al tram di superficie. Non dimentichiamo che Rende è la sede dell’Università di Cosenza che accoglie circa 35.000 studenti.

Un dato che ha quasi dell’incredibile al Sud in una grande città: la raccolta differenziata, a Cosenza, vanta una percentuale al 58%. Come ci si riesce?

 Occhiuto ride -. Mi scusi, ma mi permetto di ritoccare questi numeri. Ormai siamo al 62%. di media giornaliera. Detto questo, andiamo a guardare il motivo per cui si sceglie la raccolta differenziata. Molti ritengono che lo scopo sia quello di tenere pulita la città. È una risposta errata. La raccolta separata non si realizza per tenere pulita la città. Converrebbe allora molto di più il vecchio sistema. Lo scopo della differenziata è quello di procedere al riciclo dei materiali e di non inquinare ancora. Per questo si deve realizzare nel modo più corretto possibile per evitare il contatto tra i diversi rifiuti da smaltire e bisogna educare i cittadini ad un conferimento attento. Ritengo che il Comune, come la scuola, abbiano un compito pedagogico fondamentale. Facciamo tutti parte di una “comunità educante” e abbiamo precisi obblighi. Queste sono pratiche che testimoniano la civiltà di una comunità.

A questo proposito si è fissato un nuovo traguardo?

Mi piacerebbe giungere ad una raccolta differenziata con una percentuale dell’80 %. Alcuni importanti comuni al Nord ci sono riusciti e mi sembra alla nostra portata.

Abbiamo città con centri storici bellissimi, ma fuori dal centro c’è il disastro: periferie brutte e, spesso, degradate. Perché il contemporaneo ha dato esiti così modesti in Italia?

 Le città sono cresciute male e le persone, spesso, si ritrovano in un ghetto. La città, un tempo, era bella perché era un luogo organico in cui tutti gli aspetti della vita erano connessi. Nel Novecento si è passati alla città funzionale, praticamente un insieme di contenitori di diritti astratti (alla salute, alla casa) che hanno prodotto quartieri ghetto generando miseria ed emarginazione. Nell’ottica di una rigenerazione urbana stiamo portando avanti, a Cosenza, progetti architettonici prestigiosi: Antonio Monestiroli ha firmato il progetto del Planetario, Santiago Calatrava quello del nuovo ponte. Abbiamo realizzato più di dieci nuove piazze e tante opere contemporanee, ma anche recuperato tutti i monumenti storici del passato tra cui il Castello normanno-svevo. Per dare ancora più spazio all’arte contemporanea abbiamo inventato i Bocs Art: residenze, oggi sotto la direzione di Giacinto Di Pietrantonio, finanziate dal Comune. Gli artisti prescelti vivono in casette in legno vicino al fiume e donano alcune delle opere realizzate, durante il soggiorno, che sono poi esposte presso il Bocs Art Museum o in case private creando un museo diffuso.

Le stesse strade, all’interno della città, devono diventare uno spazio pubblico condiviso. Non sono più il luogo di banale attraversamento da un punto ad un altro ma devono rispondere di un criterio di “mobilità dolce” con grande senso di rispetto verso i pedoni che sono i veri utenti privilegiati della città. Abbiamo ristretto, per questo motivo, lo spazio riservato alle auto per rallentarle e far capire agli automobilisti che non sono soli: ci sono anziani, bambini, ciclisti e persone con disabilità.  Abbiamo cercato di rendere più attraenti anche gli spazi contemporanei: sulle aree pedonali sono installate opere di artisti quali De Chirico, Manzù, Rotella. Alcune erano già di patrimonio del Comune, altre le abbiamo acquistate.

Il tema del verde, dei parchi è un altro grande assente nella progettazione della città al Sud

Per cambiare prospettiva, bisogna portare avanti azioni di sistema su questi parametri. Il verde non è il triste alberello con l’aiuola, come spesso si vede al Sud. Un parco deve essere strutturale, pensato in un contesto. Cambiano i riferimenti, il paesaggio. Se vogliamo incentivare una mobilità alternativa dobbiamo offrire al cittadino una viabilità pedonale piacevole, varia. Stiamo lavorando a Cosenza per creare nuove reti ecologiche interne alla città con la realizzazione, che è già in corso, di un Parco Fluviale sulle sponde del fiume che sarà reso, a tratti, navigabile e  con l’impianto di un grande Parco del Benessere con giardini tematici: quello dei colori, quello dei profumi e quello degli agrumi che sarà anche una grande palestra all’aperto.

Avete realizzato bellissimi progetti, ma il denaro per rendere possibile questa creatività da dove arriva, considerando le rendite magrissime dei Comuni?

 Attingiamo, grazie alla nostra intensa progettualità, dai Fondi europei: abbiamo speso 350 milioni di euro negli ultimi sette anni. Ci sono anche i fondi per il tram di superficie, altri 160 milioni, e stiamo lavorando al progetto del fiume navigabile, per non parlare del nuovo stadio (Mario Occhiuto è un fiume in piena).

Salvo Pogliese è il nuovo sindaco di Catania. Che consigli darebbe al collega per far rimontare la classifica e far diventare Catania una città virtuosa?

 In primo luogo, premetto di conoscere Catania e di trovarla bellissima e molto vivace. Già godere di un luogo così è il primo passo. Non mi sento di dare consigli al collega che conosco come persona competente e di grande esperienza. Posso dare solo un suggerimento, in base alla pratica acquisita sul campo, ed è quello di non lasciarsi condizionare dalla politica. Non bisogna ricercare a tutti i costi il consenso immediato, specialmente all’inizio del mandato. Bisogna puntare da subito ad un progetto di ampio respiro e investire sulla rigenerazione urbana.

Ci sono, inoltre, le buone pratiche consolidate alle quali occorre guardare: raccolta differenziata e ciclo virtuoso dei rifiuti, trasporto pubblico urbano e sistemi di mobilità sostenibile, efficienza delle reti. Altro punto fondamentale a  cui prestare attenzione è quello di ascoltare le persone e cercare di spiegare le ragioni delle scelte in modo da far condividere i progetti. Quando si interviene su una parte della città, si mette in moto un circolo virtuoso.

È importante avere un’idea di città: come ci si immagina Catania tra 10 anni? Il non avere un piano comporta il rischio di subire spinte e pressioni orientate. Ognuno chiede qualcosa e la città cresce in modo confuso e spontaneo come se fosse una foresta. Ma la città non è una foresta, né il luogo dove possono essere soddisfatte le richieste dei singoli senza tenere conto degli altri che la abitano e la vivono. Per chiarire il mio pensiero, credo che la città del recente passato sia una città dominata dall’egoismo, piena di auto, di rifiuti, di consumo di energia, di attività di speculazione edilizia. Ognuno ritiene suo lo spazio pubblico ed è intento a consumare risorse. Se ciò comporta un abbassamento della qualità della vita per gli altri non ha alcuna importanza. Quella del futuro deve essere, invece, una città centrata sull’altruismo: energie sostenibili, auto limitate, riciclo dei materiali, contrasto al consumo del suolo. Se l’ambiente è in salute, lo saremo tutti. Gli abitanti, inoltre, sono persone oggi sempre più avanti con l’età. Si devono, quindi, attuare politiche che stimolino i cittadini verso percorsi di invecchiamento attivo limitando l’inquinamento ambientale e realizzando spazi idonei per camminare a piedi o spostarsi in bici. È inutile pensare a medicine o a diete quando sappiamo che la sedentarietà è il vero killer. Ma, per giungere a questo risultato, si deve rendere la città salubre e sicura. Bisogna pensare, infine, soprattutto ai giovani, che aspirano ad una città piena di vita e di creatività, in modo da stimolarli verso le innovazioni e i processi di crescita con ricadute positive in termini di occupazione e di lavoro.

Su queste note di auguri e di incoraggiamento al sindaco di Catania, si chiude l’intervista a Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza, che ringraziamo per la disponibilità e la cortesia.