Manuela Cavallaro si occupa di ricerca. I suoi studi sui neutrini, pubblicati in importanti riviste, le hanno fruttato un prestigioso riconoscimento: un finanziamento di un milione e mezzo di euro per il suo gruppo di ricerca. Ha accettato, nonostante i molteplici impegni, il nostro invito a gustare una pizza alla Corte dei medici e a rispondere alle nostre domande che non vediamo l’ora di porle.
Ti dobbiamo immaginare fin da piccolina alle prese con atomi, elettroni e, magari, mio sogno irrealizzato da bambina, con le provette del Piccolo chimico?
Assolutamente no – Manuela Cavallaro ride, mentre guarda, incuriosita, il menù e sceglie un’invitante Nicia. – . Ammetto che mi piacevano le scienze. Questo è vero! Leggevo libri sugli animali, sugli insetti. Ne ero attratta.
Allora questa tua passione è nata a scuola?
Mi dispiace deluderti, ma pur avendo studiato al Liceo scientifico, amavo tutte le materie e non la Fisica in particolare.
E allora come è scattata la molla che ti ha fatto decidere di diventare una ricercatrice?
Mi piaceva la ricerca e ho pensato che la Fisica fosse quanto di più vicino alla scienza pura. Altro passaggio fondamentale è stata la scelta della tesi di laurea. Ho potuto lavorare presso i Laboratori Nazionali del Sud, una struttura all’avanguardia che si trova anche a Catania, che mi ha permesso di mettere in pratica quello che avevo studiato. Oltretutto si stava costruendo anche uno spettrometro magnetico. Si tratta di un lavoro di gruppo. La costruzione nasce da un modello matematico che poi viene sviluppato.
Parliamo dei neutrini. Cosa sono esattamente?
Sono particelle che vagano nello spazio e interagiscono in modo debolissimo con le altre. Hanno un ruolo molto importante. Un tempo si credeva che non avessero una massa, ma la ricerca attuale ha smentito questa visione. La possiedono, seppure molto piccola. Pauli, il grande fisico, introdusse il neutrino perché c’era un processo di decadimento che sembrava inspiegabile perché veniva violato il principio di conservazione dell’energia. Ettore Majorana, in uno dei suoi pochi articoli, prima della scomparsa, propose di considerare il neutrino contemporaneamente la materia e l’antimateria di se stesso.
Possiamo spiegare meglio questo problema dell’antimateria?
Nella fisica teorica, ad ogni particella x corrisponde una anti-particella, ad esempio ad un elettrone corrisponde un positrone. In questo modo, tuttavia, il risultato è che non dovrebbe esserci nulla. Invece noi sappiamo che la materia, nell’universo, è molto più abbondante dell’antimateria. Questa predominanza della materia potrebbe essere dovuta proprio al neutrino. Questa circostanza spiegherebbe perché esiste l’universo in cui viviamo.
Con i tuoi studi a quale risultato vorresti arrivare?
Non studio direttamente il neutrino, ma la transizione di un nucleo che si trasforma in un altro nucleo senza emissione di neutrini per dimostrare la correttezza della teoria di Ettore Majorana, cioè che il neutrino e l’antineutrino sono la stessa particella.
Qual è la dote più importante che deve possedere un fisico a tuo parere?
-Manuela Cavallaro riflette un poco – Credo che oltre ad una solida preparazione è necessario avere una grande pazienza. Partiamo da una teoria ma dimostrarla è un compito complesso, stancante e, spesso, frustrante. Per molti di noi le conferme o le smentite che avvengono in laboratorio significano aver impegnato anni e anni di vita e di ricerca.
Cosa ti piace allora del tuo lavoro?
Mi piace moltissimo la condivisione. Molti immaginano il lavoro dello scienziato in solitudine tra provette o altri strani strumenti. Nel mio caso, io lavoro con quasi 100 persone che provengono da ogni parte del mondo: Brasile, Grecia, Stati Uniti, Giappone, Messico, Germania…. Una Babele veramente stimolante!
Che ne pensi dello stereotipo che donne e scienza non vadano d’accordo?
Per la mia esperienza non è assolutamente così. All’Università eravamo più o meno lo stesso numero di studenti maschi e femmine. Vedo anche molto interesse da parte delle studentesse ogni volta che sono invitata in un Liceo per raccontare la mia storia. Alla fine, è un fatto culturale. Si spingono le bambine verso interessi reputati più adatti a loro. Ma credo che anche in famiglia si stia cambiando atteggiamento. Esiste, tuttavia, il soffitto di cristallo. Per le donne è difficile arrivare ai posti di comando. Man mano che si sale di livello il numero di scienziate diventa percentualmente sempre più esiguo. È un peccato! Credo che le donne portino in ogni campo un modo peculiare di riflettere sulle cose.
Ci si impegna abbastanza per la divulgazione scientifica in Italia?
Credo se ne faccia poca, è vero, ma non a causa degli scienziati. Te lo spiego con un esempio: pur essendo l’economia una scienza complessa non c’è trasmissione televisiva che non parli di euro, bond, spread, Basilea 2, Basilea 3. Come mai? I giornalisti si occupano della materia e fanno un’opera di divulgazione. Per altri campi scientifici, invece, siamo indietro.
In Italia le scienze umanistiche hanno avuto sempre un appeal diverso. Nessuno si sognerebbe mai, ad un certo livello, di dire non comprendo nulla di diritto o di arte. Molti uomini politici nella nostra terra possono permettersi di dire di non capire nulla di matematica ed essere applauditi per la battuta. In altri paesi l’affermazione susciterebbe una giusta sorpresa – Manuela Cavallaro sorride -. Concludo dicendo che noi scienziati siamo disponibili a far conoscere il nostro lavoro, ma il mondo dell’informazione dovrebbe essere più curioso e più attento.
Cosa consiglieresti ad una giovane ricercatrice?
Le consiglierei, in primo luogo, di tenere duro e di non avere paura. Le direi che, per realizzare i suoi sogni, può anche rimanere – come ho fatto io – perché in Italia ci sono ottime strutture e brillanti scienziati che consentono di portare avanti una ricerca scientifica all’avanguardia.
Quanto conta per una donna un compagno che supporti il suo lavoro?
Direi che è fondamentale. Trascorro giornate intere in laboratorio e conciliare scienza e vita privata sarebbe molto difficile. Sono una donna fortunata perché ho incontrato Francesco che è un collega. Lui capisce bene le ansie e le difficoltà che affronto e mi sostiene sempre.
Su queste parole ringraziamo Manuela Cavallaro e Francesco Cappuzzello (che ha partecipato con interesse alla nostra conversazione) per la loro gentilezza e disponibilità. Per conoscere meglio il luogo dove i nostri ricercatori conducono i loro esperimenti e prenotare una visita guidata è possibile consultare il link LNS .