Cerere palermitana: come fu scoperto un nuovo pianeta del sistema solare

La sonda Dawn, partita nel 2007,  in questi giorni, sta inviando straordinarie immagini del pianeta nano Cerere che si trova a 374 milioni di chilometri dalla terra tra Marte e Giove.  Le immagini hanno rivelato strani bagliori non meglio identificati che hanno provocato entusiasmi tra gli ufologici di professione. Magari è la volta buona! La Nasa, com’è ovvio, è prudente e aspetta, prima di qualsiasi ipotesi, le nuove immagini che dovrebbero arrivare a giugno quando la sonda toccherà il punto più vicino al pianeta.

Ma non è questa la sola curiosità relativa a Cerere. La sua stessa scoperta, nel 1801,  agli albori del XIX secolo, conduce alla Palermo borbonica. Era stato chiamato alla cattedra di astronomia, presso l’Università di Palermo, Giuseppe Piazzi, teatino, matematico e astronomo. Nel 1791, quest’ultimo ebbe il permesso di costruire una grande specola nella Torre di Santa Ninfa a Palazzo Reale. Nelle sue osservazioni, notò una luce in cielo che non avrebbe dovuto esserci e formulò l’ipotesi di una cometa. Ma poi cambiò idea e si convinse che era un nuovo pianeta del sistema solare e tale è stato considerato per cinquant’anni prima di essere declassato a pianeta nano, come Plutone. In onore della Sicilia, l’astronomo lo chiamò Cerere (la dea delle messi tanto cara agli isolani) e, in omaggio al munifico sovrano che gli elargiva lo stipendio, lo appellò con l’aggettivo “ferdinandea”  (da Ferdinando IV, poi, dal 1816, Ferdinando I delle Due Sicilie).  Con il tempo e perché non in linea con gli usi scientifici, l’agggettivo decadde e rimase solo il nome della dea.  In compenso, allo stesso Piazzi, autore di un poderoso catalogo stellare, è stato dedicato dalla comunità scientifica internazionale un cratere di 134 Km sulla Luna, un meritato premio ad una carriera di infaticabile ricercatore.