Antonietta De Lillo, indimenticabile autrice de Il resto di niente e di altri documentari, lungometraggi, mediometraggi fino all’ultima avventura del film partecipato e animatrice instancabile della Marechiarofilm, si trova a Catania, quale membro della Giuria del Catania Film Festival – Gold Elephant Award organizzato da Cateno Piazza. Dopo la proiezione dei corti e dei film in concorso, il 21 di aprile si è svolta al MA la serata di premiazione che ha visto trionfare tra i cortometraggi Anniversary di Angelica Germanà Bozza e Framed di Marco Jemolo. Tra i film, la palma è andata a Senza fiato di Raffaele Verzillo e a Blue Hollywood di Francesco Gabriele.
La realtà del Catania Film Festival si consolida sempre più e, oggi, alla settima edizione, è una manifestazione quotata per la scelta oculata delle proposte messe in concorso.
Tra una pausa e l’altra , abbiamo avuto modo di conoscere meglio Antonietta De Lillo alla quale abbiamo posto alcune domande sui suoi esordi, la professione e le nuove sfide.
Come nasce la tua passione per il cinema?
Abbastanza casualmente, in verità. Ho conosciuto un ragazzo che studiava cinema e decido, per amore, di seguirlo a Roma. La solitudine dell’artista non mi interessava. Nel cinema ho invece trovato un’esperienza appagante perché condivisa, partecipata da altre persone. Non volendo e non sapendo ho trovato la mia strada.
Come scegli un film da realizzare?
Giro un film quando la realtà mi parla. Per me il cinema nasce da un’esigenza di comunicazione e di riflessione su determinati aspetti della realtà.
Ci sono dei registi che ti hanno influenzato? Hai avuto dei modelli?
Mi dispiace deluderti -Antonietta sorride con dolcezza – , ma il mio cinema non passa da una lettura critica dei grandi registi, dalla cinefilia. Io, piuttosto, conosco la macchina cinema. Maneggio bene le potenzialità dello strumento. La scelta di una forma ben precisa a seconda della storia che vuoi narrare. Sono stata tra le prime in Italia a sperimentare il digitale con Non è giusto! Altro aspetto fondamentale per me è la scrittura. Direi che si crea un bel circolo virtuoso: la forma influenza la scrittura e quest’ultima alimenta la forma in una sorta di osmosi. Mi piace tantissimo sperimentare e sono aperta al nuovo. La storia chiede di essere raccontata in un certo modo. Da lì parto per ogni nuovo progetto.
Al Catania Film Festival è stato proiettato fuori concorso il Signor Rotpeter, un mediometraggio, tua ultima creatura. Quali saranno i prossimi progetti?
Con la mia società di produzione, la Marechiarofilm, mi sto dedicando ai film partecipati, una nuova frontiera. Un autore dirige un film su cui io intervengo con la mia visione creando un’opera condivisa.
Non temi di creare opere ibride e impersonali?
No, assolutamente. Ho già detto che mi ha da sempre affascinato l’esperienza della partecipazione nell’arte cinematografica: un film è il prodotto di tante collaborazioni. Si tratta di andare oltre: trattare il materiale di un altro autore in un modo personale. Possiedo, credo, il giusto distacco e la sicurezza che derivano da trent’anni di carriera.
In futuro, tornerai a girare un film completamente tuo?
Sì. Sto lavorando ad un nuovo progetto. Ma non posso svelare nulla.
Su queste parole, Antonietta De Lillo viene rapita dal direttore del Festival e dai fotografi. La pausa è finita e il programma incalza. Non ci resta che ringraziarla e aspettare con impazienza la realizzazione di una nuova pellicola da parte della straordinaria regista partenopea che ci ha viziato con opere originali ed emozionanti.
Per ci volesse conoscere meglio le attività di Antonietta De Lillo rinviamo al sito www.marechiarofilm.it da dove è possibile scaricare il bando per partecipare all’avventura dei film condivisi. Giovani registi, accettate la sfida!