Maria Giuseppina Grasso Cannizzo è un’archistar, ma è discreta: un altro ossimoro di cui la Sicilia, almeno a parere di Gesualdo Bufalino, si nutre? Forse. Vive, prega, ama e lavora, nascosta nella splendida provincia di Ragusa, ma non la conosce (quasi) nessuno. Lei progetta e tanto: case, torri, ristoranti. A volte, è vero, riceve premi prestigiosi per il suo mestiere, ma non si scompone più di tanto. E continua a produrre ad altissimo livello, ma senza clamori. Ha vinto il RIBA (Royal Institute of British Architets) European Award, nel 2005, per il caffé Mangiarebere a Catania e, nel 2012, per una casa a Noto in riva al mare che si apre e chiude come un libro. Ma che sarà mai? La Triennale di Milano le ha consegnato un ambitissimo premio alla carriera e, con lei, sono stati incoronati Gae Aulenti e Vittorio Gregotti, due sconosciuti, per dirla tutta. Ma, si sa, in periferia il rumore arriva leggero, leggero, come un brusio, non dà poi tanto fastidio. Basta chiudere le finestre.
