È stato inaugurato, il 5 maggio 2017, presso il Centro fieristico “Le Ciminiere”, a Catania, il Med Photo Fest (IX Edizione), una manifestazione ideata dall’Associazione culturale Mediterraneum – la cui direzione artistica è curata da Vittorio Graziano – che si concluderà il 28 maggio 2017. Ogni anno è premiata la migliore fotografia d’autore. Quest’anno è stata la volta di Francesco Cito, scelto per la sua carriera di fotoreporter. Quest’ultimo è presente alla mostra con le foto desolanti di quel deserto che circonda il muro che separa Israele dalla Palestina. Divisione non ancora completa che segna, come un mostruoso cheloide, un territorio martoriato da decenni di violenze che hanno trasformato il paesaggio in una valle di rovine punteggiata qui e lì da un albero di ulivo ancora in vita o da una casa che sembra in perfette condizioni ma, ad uno sguardo più attento, rivela che una delle pareti è mancante. Di questo ennesimo muro, fantasma e presenza di tanti altri che hanno avvelenato la storia del XX secolo, Francesco Cito si fa testimone scegliendo un bianco e nero che scava nel visitatore lentamente lasciandolo attonito di fronte all’ultima foto: piccole sagome umane sovrastate da una parete immensa di cemento, un memento che riassume tutte le ingiustizie nel mondo.
Parlare di Mediterraneo è, da sempre, raccontare storie di uomini. Gli altri artisti presenti alla manifestazione, da Ferdinando Scianna, a Sinawi Zen Medine, a Isabelle Ferro, a Bedick Bar, a Tiziano Perrotti, a Ilaria Abbiento, a Roberta Baldaro, a Matic Zorman, ad Antigone Kourakou, a Clara Abi Nader, a Emanuela Minaldi, Gabi Ben Avraham, a Salvo Alibrìo, a Marta Altares Moro e a Samet Ergün, usano l’obiettivo per una testimonianza che intreccia paesaggi assolati, altri muri e realtà in bilico tra tradizione e modernità. Salvo Alibrìo, ne citiamo uno per tutti, realizza ritratti in bianco e nero di migranti che fissano, fieri, negli occhi il visitatore non chiedendo alcuna pietà, ma solo rispetto per il loro duro destino.
«Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare
mi porto un po’ della tua ghiaia
un po’ del tuo sale azzurro
un po’ della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.
Ci hai saputo dir molte cose
sul tuo destino di mare
eccoci con un po’ più di speranza
eccoci con un po’ più di saggezza
e ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare» (Nazim Hikmet).