[useful_banner_manager banners=4 count=1]Il Fondo Ambiente Italiano è una fondazione nata per volontà di Giulia Maria Crespi, Renato Bazzoni, Alberto Predieri e Franco Russoli . I quattro amici notavano che le grandi trasformazioni subite dall’Italia tra il 1945 e il 1975, se avevano migliorato le condizioni economiche degli italiani, avevano avuto, tuttavia, un impatto devastante sui beni architettonici e sul paesaggio italiano. Una mostra ideata da Bazzoni, Italia da salvare, mostrava, senza risparmiare nulla, i luoghi violati, inquinati e deturpati. Altro che Bel Paese! L’Italia si avviava a smarrire completamente la sua identità culturale nell’impotenza di uno Stato, in generale, efficiente nella conservazione, ma schiacciato dalle scarse risorse e dall’enorme mole di beni e parti di territorio da tutelare.
Il FAI cominciò ad operare con l’aiuto di privati che, liberamente, donavano i loro beni con l’intenzione di conservarli, intatti, per le future generazioni. Dal 1975 al 1995, il FAI Visse una stagione eroica che gli permise di strutturarsi e organizzarsi proponendo agli interlocutori pubblici e a quelliprivati un nuovo modello di gestione dei beni culturali. Il bene deve essere preservato, ma deve anche puntare all’autosufficienza e i privati, da questo punto di vista, possono internire, secondo un principio di sussidiarietà, anche quali gestori di beni che lo Stato non riesce a volorizzare in modo adeguato.
All’interno della Valle dei Templi ad Agrigento, il Fondo per l’Ambiente italiano ha avuto in concessione, nel 1999, dalla Regione Sicilia e ha restaurato il Giardino della Kolymbethra, luogo incantato nel quale tutte le seduzioni della Sicilia risplendono al loro massimo grado: i greci, gli arabi, gli agrumi, le tecniche irrigue, il tutto condensato in un piccolo spazio.
Com’è bello, dopo aver goduto della vista dei templi, dopo aver vagato tra quelle rovine, assaporare un casto pane consato sulla panca alla Kolymbethra che agronomi, architetti e ingegneri del FAI hanno recuperato per noi. Gli alberi presenti nel giardino della Kolymbethra sono cultivar di agrumi rari, ormai quasi introvabili. Decenni di abbandono li avevano indeboliti e fiaccati. Ecco che ogni pianta è stata amorosamente curata, ogni sentiero piantumato, ogni saia ripristinata. Oggi, il giardino della Kolymbethra risplende di salute e quando lo si attraversa, con il delizioso profumo che amana, sembra darci un grazioso e riconoscente benvenuto. Il pane cunsato è finito. Beviamo un abbondante sorso d’acqua fresca e, immersi in una dolce rêverie, ci abbandoniamo, cullati dal ronzio di piccole api, a pensieri tra i più deliziosi e, così appagati, incredibilmente non desideriamo nulla, se non assaporare l’ultimo raggio del sole che tramonta.
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